5 regali tecnologici per un amico geek
Tutti hanno un amico geek, e tutti hanno problemi nel trovare qualcosa di bello da regalare. Pensare ai regali tecnologici sembra la cosa più scontata, ed effettivamente lo è, ma non è certo garanzia di successo.
Cercare di far felice qualcuno regalando qualcosa di cui è super-competente espone a grandi rischi, perché l’esperto è lui, e in genere siamo noi a chiedere il suo aiuto quando dobbiamo cambiare smartphone, computer o siamo in cerca di consulenze. Dover fare da soli non è impossibile, ma intercettare necessità, gusti e aspettative di un geek è tutt’altro che facile.
C’è però un aiuto che vale più di quello del più competente dei geek, è quello del web, una risorsa straordinaria per qualsiasi cosa. Anche i regali. Se un motore di ricerca permette di trovare ciò di cui non si conosceva l’esistenza, siti come DottorGadget permettono di trovare idee e gadget che sarebbe difficile trovare in altri lidi.
Questo vale anche per i regali tecnologici, i quali sono raccolti in una categoria dedicata dove ci sono tante ottime proposte per far felice un geek.
Non aspettatevi però smartphone, tablet, computer e altri prodotti hi-tech. Pensare di regalare quelle cose è il modo migliore per spendere molto e rischiare altrettanto. Un geek è super competente, e in genere sa perfettamente quale prodotto desidera e non è disposto a scendere a compromessi. Scegliendo dei regali tecnologici alternativi invece si può giocare sul fattore sorpresa, lasciarlo a bocca aperta e al tempo stesso regalargli qualcosa di molto gradito.
Proprio per darvi non solo delle dritte, ma mostrarvi anche degli esempi, abbiamo selezionato per voi 5 regali tecnologici molto interessanti.
1- Console retrò alternative
Oggi gli scaffali dei negozi grandi e piccoli di videogame e di elettronica sono pieni di riedizioni di vecchie console. Per Nintendo c’è il NES e lo SNES, c’è l’Atari, il Commodore 64 e anche la SEGA non ha perso occasione per dire la sua in questo nuovo/vecchio settore.
La passione per il retro gaming arriva da lontano, e DottorGadget offre una sezione di console retrò davvero molto curiose. Non ci sono nomi blasonati, ma le proposte meritano davvero attenzione, non solo per il parco giochi ma anche per le console molto diverse tra loro.
2- Batteria portatile a forma di sasso
Con gli smartphone si può fare di tutto, ma per poco tempo. Forse è un po’ esagerato ma nemmeno più di tanto, perché se uno smartphone viene usato in modo intenso la carica arriva a metà pomeriggio. È vero che in pochi lo mettono alla prova in questo modo, ma giustamente i consumatori iniziano a stancarsi di una caratteristica che migliora troppo lentamente. Arrabbiarsi però serve a poco, quindi è meglio non pensarci e metterci una pietra sopra. Con i gadget però anche le pietre possono tornare utili, e nel caso della Batteria portatile sasso avrete una carica supplementare tascabile che ricorda proprio una pietra. Il design alternativo però non è l’unica cosa interessante. La batteria interna è di 8.000 mAh, davvero un ottimo dato.
3- Mini microfono per Karaoke
Il karaoke è tornato di gran moda. Sembra passato un secolo da quando Fiorello riscuoteva un enorme successo facendo cantare le piazze – e i telespettatori – italiani. Invece negli ultimi anni le serate karaoke sono diventate un classico per bar, locali ma anche feste private. Se il vostro amico ama cantare e lo farebbe ovunque c’è il Mini microfono da karaoke, il regalo tecnologico per trasformare lo smartphone in un dispositivo per cantare e divertirsi. Basta scaricare l’app, collegare lo smartphone al Jack delle cuffie e il gioco è fatto.
4- Mini speaker Bluetooth Stormtrooper
Per ascoltare la musica in mobilità cuffie e auricolari potrebbero bastare, ma a volte si può aver voglia di ascoltare la musica in compagnia. Con le cuffie non si può fare; con gli auricolari si può condividere una cuffietta ma rinunciando al suono stereo; con l’altoparlante dello smartphone si dice addio alla qualità audio.
In questi casi la soluzione è uno speaker portatile, perché anche se la potenza e la qualità audio non sono da impianto hi-fi, è un ottimo compromesso in quanto a semplicità e comodità d’uso. Se poi lo speaker fa parte dei gadget ufficiali di Star Wars allora tutto diventa più interessante. Nel caso Mini speaker Bluetooth Stormtrooper il piccolo altoparlante ha le forme di un casco da Stormtrooper. Per un geek fan di Guerre Stellari non potrebbe esserci modello migliore, anche perché il mini dispositivo può essere usato anche come vivavoce per le telefonate, o come controllo remoto per scattare le foto.
5- Luna USB
Lavorare al computer al buio non è il massimo della comodità, soprattutto se non si ha la tastiera retroilluminata. Anche con i tasti luminosi però una piccola fonte di luce può essere comoda, senza contare che lavorare in una stanza completamente buia può affaticare ancora di più gli occhi. Per rimediare a questi problemi ci sono le luci USB, ma per avere qualcosa di più c’è la Luna USB, una luce camuffata con le forme del nostro amato satellite. La Luna è collocata alla fine di un braccio snodato in metallo, così la sua posizione può essere regolata alla perfezione. La Luna, con la sua luce soffusa, offre la luminosità necessaria per usare il PC senza fastidi, e anche con la compagnia di una piccola Luna luminosa.
Maggiori informazioni su:
https://www.dottorgadget.it/6-tecno-gadget
Schermi trasparenti. Samsung svela pannelli OLED da 55 pollici che strizzano l’occhio alla pubblicita interattiva
Gli schermi trasparenti sono entrati a far parte del nostro immaginario collettivo grazie ai film di fantascienza, ma oggi alcuni aziende si sono buttate in questo settore proponendo soluzioni che sfruttano questa futuristica tecnologia.
È il caso di Samsung che nella giornata di ieri ha presentato due pannelli da 55 pollici essenzialmente rivolti, almeno in questa prima fase di lancio, al settore pubblicitario. Pannelli con risoluzione Full HD (1920x1080px) e possibilità di essere “comandati” con gesture e comandi vocali, sfruttando la tecnologia Intel Real Sense e utilizzando telecamere 3D per “vedere” nelle vicinanze e captare la presenza delle persone nei dintorni del display; soluzione, queste, che apriranno la porta alla possibilità di fruire di pubblicità interattiva.
L’altro pannello presentato da Samsung, il Samsung Mirror Display, offre una superficie a specchio che trasforma il televisore in una sorta di schermo riflettente gigante, il che darà modo di creare applicazioni in grado di mostrare la propria immagine nel display e utilizzare della grafica in overlay per mappare sul proprio corpo qualunque oggetto, ad esempio ci si potrebbe avvicinare al display e avere idea di come veste un capo d’abbigliamento senza necessariamente indossarlo. Una sorta di camerino virtuale che potrebbe trovare posto negli store di tutto il mondo. Il dispositivo OLED di Samsung offre un contrasto con un rapporto eccezionalmente alto (oltre 100.000: 1 contro i 4.000:1 della concorrenza LCD) e un tempo di risposta molto più veloce (sotto 1ms contro gli 8ms di altri pannelli LCD trasparenti); rispetto ai concorrenti anche il color gamut risulterebbe essere decisamente maggiore, con una trasmittanza più elevata e una migliore chiarezza anche su angoli di visione più ampi. Il livello di trasparenza è superiore al 40 per cento, bel oltre il solo 10 per cento degli LCD trasparenti presenti oggi sul mercato.
Tessuti intelligenti. Google a lavoro per trasformare pantaloni in touchpad e giacche in joystick
La Levis sta collaborando con Google per creare tessuti intelligenti capaci di ospitare piccoli dispositivi in grado di dialogare con smartphone e tablet e interagire con gli stessi grazie a capi di abbigliamento che diventano interattivi. Tessuti intelligenti che permetterebbero agli utenti di trasformare un comune pantalone in un touchpad alternativo oppure una giacca in una sorta di joystick da avere sempre a portata di mano.
Il tessuto intelligente sviluppato da Google in collaborazione con Levi’s, prende il nome di Project Jacquard ed è stato presentato in occasione della Conferenza dei developer di Google I/O. Il tessuto viene creato tessendo fili conduttori nella tela del tessuto originale; le fibre, a discrezione del produttore, possono essere rese invisibili all’occhio o utilizzate come trama decorativa, così come essere presenti solo in una parte del capo o permeare l’intero vestito. I fili conduttori fanno capo a un micro-dispositivo che li comanda e che interagisce con smartphone o tablet, la cui dimensione massima è quella di un comune bottone da giacca.
[youtube Ngt0Xg4lLOo nolink]
Per mostrare le capacità del nuovo tessuto, Google e Levi’s hanno mostrato al pubblico come interagire con luce e PC semplicemente sfiorando determinate zone di una tovaglia blu che copriva il tavolo di un’ipotetica cucina. I campi di applicazione sono notevoli e se il progetto prenderà piede ci ritroveremo presto con una nuova rivoluzione tecnologica.
Il metallo che galleggia sull’acqua
Sviluppata dall’Esercito degli Stati Uniti in collaborazione con la New York University Polytechnic School of Engineering, la lega, composta da sfere cave riempite di schiume sintattiche (materiali compositi sintetizzati miscelando metallo, polimeri, o matrice ceramica con particelle cave dette microsfere), riesce a galleggiare sull’acqua, offrendo agli inventori un nuovo materiale, leggero e resistente al calore, utile per progettare macchinari in grado di consumare meno carburante e dal peso notevolmente ridotto.
Il composito a matrice metallica, permetterà di realizzare navi che difficilmente potranno affondare, ogni singola sfera inglobata nel materiale hi-tech può sopportare la pressione di oltre 25.000 libbre per pollice quadrato (PSI) prima di rompersi — cento volte la pressione massima di una manichetta antincendio.
Il nuovo metallo che galleggia sull’acqua promette anche di migliorare il risparmio di carburante, anche nel settore delle automobili, unisce leggerezza e resistenza al calore permettendo lo sviluppo di propulsori all’avanguardia. Sebbene le schiume sintattiche sono conosciute e impiegate da diversi anni, questo è il primo sviluppo di una schiuma sintattica di matrice metallica leggera. Il composito di matrice in lega di magnesio è rinforzato con particelle di carburo di silicio con una densità di soli 0,92 grammi per centimetro cubo rispetto a 1,0 g/cc dell’acqua. Oltre ad avere una densità inferiore a quella dell’acqua il materiale risulta così abbastanza forte per resistere alle condizioni estreme dell’ambiente marino. La ricerca è stata pubblicata sul magazine “International Journal of Impact Engineering”.
FINDER, il radar della NASA che rileva i battiti cardiaci delle persone sepolte
Si chiama FINDER, è un prototipo di radar della NASA che è stato impiegato con successo per salvare la vita a quattro persone intrappolate tra le macerie del recente terremoto avvenuto in Nepal. FINDER riesce a scovare le persone utilizzando un radar a microonde in grado di percepire i battiti cardiaci delle persone sepolte. Il radar può rilevare un battito cardiaco attraverso 10 metri di detriti, 6 metri di cemento o 30 metri senza ostacoli; il radar è anche capace di distinguere il battito umano da quello di un animale. Link per approfondimenti
Il touchscreen dello smartphone diventa un sensore biometrico
La rilevazione elettronica delle impronte digitali è ormai riconosciuta come un ottimo metodo per identificare univocamente le persone, tuttavia pochi sanno che oltre alle impronte digitali esistono altre parti del corpo che possono essere utilizzate allo stesso modo, ad esempio le orecchie o il palmo delle mani. Proprio queste due parti del corpo sono quelle, oltre alle dita, che entrano più a contatto con gli smartphone; in virtù di questo alcuni ricercatori di Yahoo (Christian Holz, Senaka Buthpitiya e Marius Knaust) hanno pensato di trasformare il touchscreen di un comune smartphone in una sorta di scanner biometrico in grado di interagire anche con queste parti del corpo.
Il sistema da loro messo messo a punto è stato battezzato Bodyprint e nei test di laboratorio ha ottenuto risultanti strabilianti. Il team di ricerca, infatti, ha testato l’innovativo sistema hi-tech su 12 soggetti, riuscendo a identificare le parti del corpo con la strabiliante precisione del 99.98% con pochissimi falsi positivi. Link per approfondimenti
[youtube JrK1wQjh980 nolink]
Un laser spaziale potrebbe riscaldare le nostre case?
Alcuni scienziati scozzesi dell’Università di Dundee, guidati dal dr. Adrian Quarterman, stanno lavorando a un progetto di satellite in grado di catturare la luce del sole – grazie a opportuni pannelli solari – e “spararla” sulla Terra sotto forma di laser spaziale. E se nei film di fantascienza spesso soluzioni di questo tipo vengono impiegate per creare catastrofiche armi, nella realtà il team pensa possa rappresentate un’ottima fonte di energia alternativa.
Secondo quanto riferito al Times, le prime prove del laser spaziale effettuate in Scozia hanno dato ottimi risultati, e ora il team di ricerca spera di poter ripetere gli esperimenti anche in Portogallo.
Quarterman spiega al Times che “tutte le soluzioni laser impiegate fino da oggi in esperimenti di questo tipo sono basate su laser che impiegano cristalli, una soluzione che consente di assorbire gran parte della luce solare ma che lavora solo con determinate lunghezze d’onda. I semiconduttori, invece (che sono invece impiegati nel progetto) riescono a sfruttare meglio la luce del sole, assorbendo praticamente la luce dello spettro solare per intero”. Lo scienziato spera di convincere diverse aziende a investire in questa tecnologia, così da creare una sorta di costellazione di centinaia di piccoli satelliti, ciascuno con specchi e ottiche in grado di raccogliere la luce solare e creare un unico fascio laser super concentrato in grado di trasportare quest’energia rinnovabile sul nostro pianeta.
Una soluzione è senza ombra di dubbio molto affascinante, ma potrebbe essere anche molto pericolosa, cosa accadrebbe, infatti, se qualcuno prendesse il controllo dei satelliti e utilizzasse quest’enorme fonte energetica non a fin di bene?
Controllare il tuo smartphone con un mini-trackpad che sta su un’unghia
I ricercatori del Massachusetts Institute of Technology hanno sviluppato un mini-trackpad wireless che può essere indossato su un’unghia. Si chiama NailO, ed è simile a un’unghia finta che tanto va di modo oggigiorno. Una volta appiccicato può essere sfiorato con qualunque altro dito per simulare una sorta di touchscreen in grado di dialogare con lo smartphone e impartire comandi, così come avviene, ad esempio, con un qualunque trackpad di un notebook.
Processore, batteria, chip di telerilevamento e radio Bluetooth sono integrati in un circuito che si trova sotto il trackpad capacitivo. I ricercatori sono a lavoro per ridurre lo spessore del “mini-trackpad” cercando di consolidare i componenti in un unico chip, il che permetterà anche di ridurre il consumo energetico.
[youtube iaGSe5DtxYw nolink]
Secondo i suoi inventori, il dispositivo potrebbe diventare un vero accessorio di moda oltre che un valido dispositivo per controllare da remoto smartphone e PC, la membrana superficiale, infatti, può essere sostituita agevolmente, con soluzioni di colori e temi che possono essere scelti dall’indossatore, magari per meglio abbinarsi con un particolare abito.
Ulteriori dettagli sull’innovativo mini-trackpad saranno svelati settimana prossima in occasione della conferenza “Computer Human Interaction” che si terrà a Seoul, in Corea del sud.
Questa fotocamera per funzionare non ha bisogno di batterie
La fotocamera può scattare una foto al secondo per un tempo indeterminato, unica necessità avere sempre un ambiente ben illuminato. L’alimentazione avviene grazie all’energia solare, senza richiedere nessun’altra fonte energetica. La stessa lente che permette di immortalare foto e video viene utilizzata per captare la luce che viene convertita in energia elettrica per alimentare l’elettronica.
A mettere a punto la fotocamera hi-tech, che potrebbe presto trovare impiego anche in smartphone e tablet, è stato un team di ricerca guidato dal prof. Shree Nayar della Columbia Engineering. Gli esperti spiegano che per mettere a punto la fotocamera auto-alimentata hanno presto ispirazione dai pannelli solari; mentre le macchine fotografiche digitali e pannelli solari hanno diversi scopi, entrambi sono essenzialmente costruiti con gli stessi componenti: il fotodiodo impiegato nelle macchine digitali è anche usato nei pannelli solari per convertire la luce in energia elettrica, perché non utilizzarlo quindi per entrambi gli scopi? E così è stato.
Ma non solo, quando la fotocamera non viene utilizzata, può essere impiegata per generare energia per altri dispositivi come un telefono o un orologio. Nayar commenta così la sua invenzione: “Crediamo che i nostri risultati rappresentino un importante passo avanti nello sviluppo di una generazione completamente nuova di telecamere in grado di funzionare per una durata molto lunga – idealmente, per sempre – senza necessità di alimentazione esterna”.
La fotocamera hi-tech che può vedere sotto la superficie di vecchi dipinti
Una particolare fotocamera hi-tech in grado di “vedere” sotto strati di vernice e pittura e di mostrare eventuali dipinti precedenti, vernice applicate come fondo, altre rappresentazioni poi ricoperte da nuovi strati di vernice.
L’innovativo sistema di scansione, messo a punto da ricercatori britannici della Nottingham Trent University’s School of Science and Technology, in collaborazione con la National Gallery di Londra, riprende la stessa logica di funzionamento dei macchinari utilizzati per osservare l’interno del corpo umano impiegando la tecnica conosciuta come Optical Coherence Tomography (Tomografia ottica a coerenza di fase). “Stiamo cercando di vedere quanto riusciamo a captare senza impiegare tecniche invasive” ha riferito Haida Liang, che ha guidato il progetto. “Abbiamo voluto raggiungere il tipo di risoluzione che hanno raggiunto convenzionali tecniche distruttive”.
L’innovativa fotocamera permetterà a restauratori e scienziati di analizzare dettagliatamente l’opera, capire la conformazione della stessa e decidere come operare sulla stessa, cosa che prima dell’avvento della fotocamera poteva essere realizzata solo prelevando in profondità piccolissimi pezzetti di tela da analizzare poi al microscopio.
Muscolo artificiale pronto per essere utilizzato sui robot
Il sogno di Lenore Rasmussen di sviluppare un muscolo artificiale compirà un ulteriore passo avanti proprio in questi giorni, sarà infatti impiegato in un esperimento sulla Stazione Spaziale Internazionale. Il materiale che compone il muscolo sarà lanciato nello spazio, destinazione ISS, con il sesto cargo rifornimenti, a trasportarlo sarà il razzo Falcon 9 di SpaceX che decollerà alle 22:33 ore italiane (arriverà nei pressi della Stazione mercoledì 15 aprile). Sarà conservato in un rack di stoccaggio a gravità zero in un laboratorio sulla Stazione spaziale per 90 giorni. Gli astronauti analizzeranno il materiale ogni tre settimane; al suo ritorno sulla Terra, previsto per il mese di luglio, lo stesso sarà testato e confrontato con materiali identici rimasti per lo stesso periodo di tempo sul nostro pianeta.
Il materiale messo a punto da Rasmussen (il cui primo brevetto è stato riconosciuto nel 1988) è stato sviluppato presso i RAS Labs, lavorando a stretto contatto con ingegneri e ricercatori dell’US Department of Energy. Vista la sua ottima resistenza alle radiazioni, il muscolo sintetico potrebbe essere utilizzato nei robot inviati a esplorare lo spazio e pianeti come Marte.
“Sulla base dei buoni risultati avuti negli esperimenti a terra, il passo successivo è vedere come il muscolo si comporterà nello spazio” ha riferito Charles Gentile, ingegnere che ha lavorato a stretto contatto con Rasmussen. “Da lì il passo successivo potrebbe essere di utilizzarlo su una missione su Marte”.
Il muscolo di Rasmussen si compone di un materiale simil-gel ai polimeri elettro-attivi che imita il movimento dei muscoli umani, può quindi espandersi e contrarsi con estrema semplicità, rendendolo ideale per l’impiego sui robot. “Noi non possiamo esplorare lo spazio senza robot” spiega Rasmussen, che continua: “Gli esseri umani possono solo sopportare una certa quantità di radiazioni così che limita il tempo che le persone possono restare nello spazio; i robot, invece, possono essere molto resistenti alle radiazioni e operare quindi nello spazio per lunghi periodi di tempo”.
Nelle loro ricerche, Rasmussen e il suo team hanno verificato che il materiale che compone il muscolo artificiale riesce a resistere a temperature estreme fino a-271 gradi Celsius, un valore molto vicino allo zero assoluto, la temperatura più fredda possibile nell’universo. In altre prove di laboratorio, il materiale è stato esposto con successo a raggi gamma, ben un quantitativo ben 20 volte maggiore rispetto alla quantità che sarebbe letale per un essere umano, l’equivalente delle radiazioni che si possono assorbire in un ipotetico viaggio dalla Terra a Marte e ritorno.
Un enorme fungo da 300 miliardi di dollari potrebbe sostituire la ISS
Una nuova stazione spaziale da 300 miliardi di dollari che dovrebbe sostituire la “vetusta” ISS, capace, ruotando in orbita quattro volte in un minuto, di creare gravità artificiale al suo interno, una vera manna dal cielo per gli astronauti costretti a lunghe soste nello spazio, con conseguenti deterioramenti delle ossa e dei muscoli.
“Crediamo che la gravità artificiale sia necessaria per sostenere i lunghi termini di permanenza degli astronauti nello spazio” ha dichiarato Bill Kemp, CEO della United Space Structures, l’azienda che si è proposta per costruire la nuova stazione orbitante. L’enorme fungo spaziale – che riprende appunto le sembianze di un fungo – dovrebbe essere lungo ben 400 metri di lunghezza (100 metri il diametro), costare circa 30 miliardi di dollari ed essere realizzato nell’arco di 30 anni.
Secondo i suoi progettisti, la gravità ricreata, simile a quella presente sulla Terra, si potrà realizzare facendo ruotare la stazione 4.22 volte al minuto attorno al suo asse verticale, creando una pressione verso il basso in grado di non far fluttuare oggetti e persone in essa ospitati. Oltre all’aspetto della gravità, la struttura sarebbe anche in grado di proteggere chi vive al suo interno dalle radiazioni e dall’impatto con detriti orbitali, le pareti della struttura, infatti, verrebbero rivestire in modo tale da filtrare raggi dannosi e assorbire urti con corpi spaziali.
Motore di plastica per costruire auto più leggere e con consumi ridotti
Le più grandi case automobilistiche stanno concentrandosi nel cercare di ridurre i consumi, per farlo cercano di alleggerire le vetture, rendendole meno pesanti, più snelle e quindi in grado di consumare meno carburante. Proprio nell’ottica di rendere le vetture quanto più leggere possibili, gruppo di ricercatori del Fraunhofer ha trovato un modo per creare un motore di automobile realizzato in plastica. Leggerissimo – solo i pistoni sono in metallo – il motore pesa il 20 per cento in meno rispetto ai tradizionali motori.
In realtà l’idea dell’impiego di materie plastiche per costruire i motori non è rivoluzionaria, primi esperimenti sono già stati condotti negli anni ottanta, ma la produzione di materiali plastiche speciali all’epoca era molto dispendiosa. Ora, però, i ricercatori del Fraunhofer hanno messo a punto un modo per creare un alloggiamento di motore in plastica che può resistere alle alte temperature, pressioni e vibrazioni senza perdere resistenza, espandendosi e contraendosi così come avviene per il metallo circostante e con costi contenuti. Nella nuova tipologia di motore sono ancora presenti delle componenti metalliche, ma la maggior parte di esso è realizzata con plastica a fibra rinforzata.
Un motore di plastica può essere fabbricato con lo stesso costo di un motore tradizionale, rendendo quindi possibile il suo impiego su larga scala. Il team di sviluppo sta ora perfezionando il prototipo per ottimizzarne ogni aspetto.
La batteria che si carica in un minuto
Batterie per dispositivi mobili, croce e delizia di ognuno di noi, se da un lato è proprio grazie all’evoluzione delle batterie agli ioni di litio che tutti i dispositivi mobili riescono a funzionare, dall’altra, la necessità di caricare – spesso anche più volte in giornata – è un prezzo caro da pagare, soprattutto per chi si trova spesso in viaggio ed è impossibilitato ad accedere a una fonte energetica. Ora, però, ricercatori dell’Università di Stanford, guidati dal professore di chimica Dai Hongjie, potrebbero rivoluzionare il mercato con nuove batterie agli ioni di alluminio, più economiche, più sicure, velocissime nella ricarica.
L’alluminio è un materiale più conveniente rispetto al litio, nonché più sicuro, perché non si incendia, ma forse una delle caratteristiche più interessanti è che la batteria può essere caricata in un batter d’occhi, secondo i ricercatori basterebbe appena un minuto per una ricarica completa. L’impiego dell’alluminio, inoltre, permetterebbe ai costruttori di realizzare batterie flessibili che potrebbero dare vita a nuovi dispositivi indossabili.
[youtube ZKIcYk7E9lU nolink]
La batteria messa a punto a Stanford permette 7.500 cicli di ricarica, a confronto, le batterie agli ioni di litio consentono massimo 1.000 cicli di ricarica.
Tuttavia, prima che la batteria possa trovare impiego nel mercato, gli sviluppatori dovranno ancora lavorare per migliorare la densità, il prototipo infatti sviluppa solo 40 watt per chilogrammo, quasi sette, otto volte in meno rispetto alle batterie agli ioni di litio classiche. In ogni caso, c’è molto ottimismo e si spera le nuove batterie possano equipaggiare smartphone e tablet molto presto. Fonte e approfondimenti
Un’illusione ottica potrebbe farti scoprire se ti servono gli occhiali
Quale volto individui nell’immagine di apertura? Einstein o Marilyn? Guardate l’immagine a una distanza di visione tipica di quella normalmente utilizzata quando si osserva lo schermo del PC; se non riuscite a individuare il volto di Einstein, potreste avere un problema e aver bisogno delle lenti.
L’illusione ottica è dovuta al rapporto tra percezione dei dettagli e distanza di osservazione (strettamente legati tra loro), se vi allontanate dallo schermo probabilmente l’immagine vi somiglierà molto di più al volto di Marilyn che a quello di Einstein. La foto è stata realizzata alcuni anni fa – da neuroscienziati del Massachusetts Institute of Technology guidati dalla prof.ssa Aude Oliva – sovrapponendo una foto sfocata della Monroe con una foto di Albert Einstein. A distanza di visione normale, gli occhi dovrebbero essere in grado di raccogliere le linee sottili sul volto di Einstein, con il cervello che dovrebbe ignorare del tutto l’immagine di Marilyn. Le caratteristiche della foto con un’alta frequenza spaziale sono visibili solo quando l’utilizzatore le osserva da vicino, quelle a bassa frequenza sono invece percettibili se si osserva la foto da lontano. Se vogliamo è un po’ lo stesso principio di quello che avviene quando osserviamo una foto sgranata: osservandola da vicino notiamo tutte le imperfezioni dell’immagine, se invece la osserviamo da lontano le grossolanità diventano meno percettibili.
Sul sito ufficiale del MIT è presente una galleria d’immagini con diverse altre foto ibride realizzato dal gruppo di ricerca.
Scoprire l’età di una persona. Scanner 3D rileva l’età biologica analizzando il volto
Secondo un team di esperti, è possibile scoprire l’età di una persona in maniera accurata creando una scansione 3D del volto; un sofisticato algoritmo è capace di esaminare rughe e altre caratteristiche facciali e determinare esattamente l’età dell’individuo.
Nelle prove di laboratorio, Jing-Dong Han e colleghi dell’Accademia delle scienze della Cina hanno scansionato il volto di 332 persone di età compresa tra 17 e 77 anni – impiegando una particolare fotocamera conosciuta come sistema 3dMDface – , mettendo a punto modelli di invecchiamento basati su varie caratteristiche facciali, notando, ad esempio, che con il progredire dell’età la distanza tra naso e bocca aumenta proporzionalmente, così come la larghezza della bocca e del naso, oppure notando che gli angoli degli occhi iniziano a non essere più ben definiti. Il volto di una persona più giovane mostra pelle più liscia, meno accumuli di grasso e guance meno pienotte. Han Jing-Dong, in un’intervista a LiveScience ha dichiarato: “Le immagini facciali 3D possono realmente identificare l’età biologica, meglio di quanto possa fare un esame standard”.
I ricercatori hanno anche scoperto che livelli di alcuni marcatori biologici nel sangue sono direttamente associati con i marker di invecchiamento presenti sui volti delle persone. Ad esempio, donne con volti che mostrano un età più avanzata rispetto a quella reale tendono ad avere livelli elevati di colesterolo “cattivo”. Inoltre, alti livelli di colesterolo “buono” e albumina sono stati associati con una ridotta pienezza delle guance e nelle regioni sotto gli occhi.
Lo studio è stato pubblicato online sul numero del 31 marzo del Nature journal Cell Research.
Il metallo liquido di Terminator non è più sola fantascienza
Alcuni ricercatori cinesi della Tsinghua University sono riusciti a mettere a punto delle goccioline di metallo liquido che si muovono attraverso percorsi ad ostacoli “fagocitando” i pezzetti di alluminio che le gocce trovano durante il loro percorso, alluminio che funge da motore di propulsione per far muovere spontaneamente il metallo. Le gocce di metallo liquido sono in grado di assumere diverse forme e attraversare agevolmente gli spazi stretti. La ricerca sulle “goccioline hi-tech” – costituite da una lega di gallio, indio e stagno immerse in una soluzione di idrossido di sodio – progettate dal dr. Jing Liu e Lei Sheng Jie Zhang della Tsinghua University, è stata pubblicata sulla rivista Advanced Materials.
Il gallio a una temperatura superiore ai 29,7 gradi, si fonde e diventa liquido, mentre il punto di fusione dell’indio è di 156°, combinati danno luogo a una lega che rimane liquida a temperatura ambiente e che manifesta una tensione superficiale di circa 500 millinewtons per metro (mN/m). A contatto con l’alluminio la lega produce bolle di idrogeno che fungono da “combustibile” capace di fornire alla lega la giusta propulsione per spostarsi spontaneamente in varie soluzioni e canali strutturati per più di un’ora a una velocità di 5 centimetri al secondo.
Il nuovo materiale è stato etichettato “Terminator”, proprio in onore del film che per primo immaginò un metallo liquido capace di assumere le sembianze di chiunque o di un oggetto di massa analoga con cui egli venga a contatto.
“Il nostro materiale è altamente autoadattivo e strettamente conforme allo spazio geometrico in cui si muove” scrivono gli scienziati a proposito della loro ricerca.
Il DARPA a lavoro su nuovo sistema GPS che non richiede nessun satellite
La DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency), l’agenzia americana impegnata nello sviluppo di nuove tecnologie militari, che spesso poi trovano impiego anche in ambiti civili, è a lavoro su una nuova tecnologia che vuole reinventare il GPS.
Il nuovo sistema di geo-localizzazione a cui si sta lavorando non richiede satelliti in orbita, sarebbe altresì super protetto a differenza degli attuali sistemi in cui i satelliti in orbita non risultano in nessun modo protetti.
DARPA non ha ovviamente spiegato il funzionamento della nuova tecnologia, anche se ha accennato che l’evoluzione del sistema GPS impiega orologi hi-tech ad alta precisione, giroscopi auto-calibrati e accelerometri. La trasmissione dei dati, invece, sarebbe affidata a più ponti radio, tra cui TV, radio, torri dei cellulari, etc; un sistema battezzato ASPN (All Source Positioning and Navigation) in grado di fornire una super rete capace di garantire il funzionamento del sistema in ogni condizione e luogo.