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Google inizia la censura di BitTorrent, RapidShare e affini

C’è voluto un po’, ma Google alla fine ha ceduto alle pressioni provenienti dalle industrie di intrattenimento tra cui la MPAA e la RIAA. Il motore di ricerca ha infatti avviato la censura nei confronti delle ricerche aventi come chiave i termini BitTorrent, torrent, utorrent, RapidShare e Megaupload. Fin da subito, infatti, la funzionalità di auto-completamento delle query, aventi come chiave di ricerca uno di questi termini, è stata bloccata. Google, senza renderlo noto a nessuno, ha stilato una lista di parole chiave per le quali il completamento automatico non è più disponibile. Tra le keyword prese di mira, anche uTorrent, un software legale e BitTorrent, un protocollo di trasferimento file che potrebbe anche benissimo essere impiegato anche per fini non rivolti alla pirateria. Contattato per un’intervista, Simon Morris, a capo della società BitTorrent Inc., ha dichirato: “Rispettiamo il diritto di Google di determinare algoritmi per fornire risultati di ricerca adeguati alle richieste degli utenti. Purtroppo è abbastanza singolare il fatto che il nome della nostra società, pur non avendo nulla a che fare con la pirateria, debba essere penalizzato dalle ricerche di Google, meritiamo di poter essere ricercati in Google, così come accade per ogni altra società”. Fonte

Francia. Sei un pirata? Non avrai più accesso al web

Il Senato francese ha dato il benestare al provvedimento che prevede la disconnessione del servizio di accesso a Internet per coloro che scaricano materiale coperto dai diritti d’autore. Il tutto funzionerà in questo modo: la Hadopi, agenzia di Stato, rintraccerà i pirati, sarà quindi inviato agli stessi un primo avvertimento via e-mail, un successivo avviso sarà inviato per posta raccomandata, successivamente si procederà alla disconnessione dell’utenza web per un periodo minimo di un anno. L’opposizione socialista ha già annunciato il ricorso alla Corte Costituzionale.